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Binomio imperfetto!

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Binomio imperfetto!

 

Proprio ora mentre scrivo lei è qui a fianco a me, appallottolata su se stessa, con il musino appoggiato sulla mia gamba. In cerca sempre di un contatto. E’ preziosa la sua  compagnia, particolarmente in questo momento delicato della mia vita.

Il tempo assume un significato diverso: passato, futuro, presente si mescolano e mi accorgo che quello che realmente conta è il “qui e ora”. E mi accorgo anche che questo è uno dei tanti insegnamenti che lei sta cercando di impartirmi. Perché per lei non c’è niente che superi la gioia di una corsa insieme nel recupero di una pallina o nel salto di un ostacolo. Semplicemente felice. Ed è così che ho voluto chiamarla. “Happy sarà il suo nome”, ho pensato. Volevo che fosse profetico, o forse semplicemente un monito a me stessa: “ricordati che dovrai renderla felice”. E così è cominciato tutto, in un impeto di sana incoscienza che mi ha portato a dire: ”avrò un cane”. Il mio primo cane.

Io e il mio compagno totalmente inesperti. All’inizio mi sono sentita inadeguata, mi rendo conto ora che è perché dovevamo imparare a conoscerci. Si esprimeva in un linguaggio a me non chiaro; mi capitava per esempio di interpretare un ringhio da gioco in un segno di aggressività. Chiedevo consiglio agli altri ma le risposte non sempre mi soddisfacevano. Per non parlare di quando dovevo lasciarla sola. Ogni volta uno “strappo”. Ma poi c’erano le prime passeggiate insieme, i primi approcci al guinzaglio. Una cucciola di pochi mesi, con le orecchie che quasi toccavano terra, che rincorreva le farfalle. Momenti di pura leggerezza che mi ripagavano da qualsiasi frustrazione. Un giorno il mio compagno mi propose l’agility. Lui,sempre scrupoloso, cercava un centro che fosse qualificato.

Così siamo approdati a Migliarino da Rita. Un mondo per me nuovo, fatto di persone che amano i loro cani, di legami, non sempre perfetti, ma peculiari e perciò meravigliosi. Osservavo i binomi che si andavano a creare e rimanevo piacevolmente colpita. E piano piano anche il mio rapporto con lei cresceva. Stavamo imparando a comunicare. Grazie a Rita e Silvia il suo linguaggio per me diventava sempre un po’ meno “sconosciuto”. Poi il momento in cui, contro tutti i propositi fatti prima, ha dormito per la prima volta con noi sul letto. Da quel momento l’ho sentita nel profondo. Fino ad arrivare all’agility: mi piace da impazzire quando si arrabbia perché non sono abbastanza veloce, o quando si sdraia sull’erba e “oppone resistenza” perché vuole restare al campo, o ancora quando riusciamo, e qualche volta succede anche quello, a completare un giro alla perfezione. Il nostro “binomio imperfetto”. Lei è ancora qui, mentre concludo il racconto di noi, col musino appoggiato sulla mia gamba, in questo nostro preciso momento dell’Esistenza. Qui e Ora .

Grazie di cuore a Rita, a Silvia e a tutti gli amici di Uniboc.

Eleonora P.